15 - Oggi
Riprendendo l'inizio: i successi passano attraverso i fallimenti.
Prima di aprire Pascal potevo dirmi realizzato? Certamente no. Non avevo mai scelto la strada giusta, quella delle mie inclinazioni, dei miei talenti, dei valori in cui credo. Sembrava che le cose accadessero così, per caso. Ho studiato una materia che non mi piaceva, sono stato sfruttato, sono stato disoccupato, ho lavorato per niente, ho investito tempo e denaro in cose che non avevano ritorno immediato, mi sono indebitato, ho fatto scelte sbagliate. Però, se guardo indietro, senza tutte queste esperienze non avrei mai potuto arrivare a oggi.
Studiare legge mi ha fatto imparare ad applicare un metodo e a ragionare in maniera complessa; il lavoro mi ha insegnato la fatica, che i soldi bisogna sudarseli e che il commercio è un mondo frenetico e difficile; il volontariato mi ha mostrato quanto sia bello darsi agli altri; Fa la cosa giusta!, invece, mi ha fatto vedere che le persone sono migliori di ciò che pensiamo e che la creatività è al servizio delle aziende, sempre; girare come un matto tra editori, magazzini e librerie è stato necessario per comprendere i meccanismi dell'editoria; e tutta la sfiga è solo un passaggio necessario per gustarsi il traguardo.
Se mi devo attribuire un merito, forse l'unico, è stato quello di “mettere insieme i pezzi”. Ho aggirato gli imprevisti rendendoli esperienze utili, ho tratto insegnamento dalla vita e dagli errori e, soprattutto, ho creduto fermamente in quello che stavo facendo.
É stata dura aprire una libreria? Molto
Oggi è dura tenerla aperta? Ancora di più.
Non è semplice, affatto. In Italia i libri non fanno business e la ragione è palese: gli italiani non leggono. A parer mio non è solo perché siamo un popolo di ignoranti, le colpe vanno divise.
Manca curiosità e preparazione da parte dei consumatori, ma manca anche cura nell'offerta. Decisamente troppi libri pubblicati dagli editori (e non, come avviene con il fenomeno dell'editoria a pagamento e quello del self-publishing), l'ingerenza del gigante Amazon o dell'on-line in genere, assenza della cultura del libraio, cioè del professionista che indirizza le persone al titolo giusto. E se incappi in libri brutti o dimenticabili, di certo, non vieni incentivato a comprarne altri. Insomma, forse è ora che anche l'editoria si assuma le sue responsabilità.
Vendere libri è una battaglia quotidiana. Per far prendere confidenza con la libreria e attirare persone, Pascal ha sviluppato, solo nel primo anno, circa settanta eventi tra corsi, presentazioni, incontri tematici, letture animate, degustazioni, monologhi teatrali, work-shop, iniziative promozionali e di beneficenza. Cerco di tenere altissima la qualità dei titoli proposti, staccandomi dalla concorrenza per nutrire la mia nicchia che è, pian piano, sempre più numerosa.
Ma per quanto bene possa andare, poi si devono fare i conti con un paese vessato dalle tasse e con tutti gli altri costi di gestione. Risultato? Beh, di certo non comprerò mai una Lamborghini.
Fare impresa con la cultura, portare avanti un'azienda con dei valori, che aspiri a migliorare (anche solo un pochino) il luogo dove vivi, equivale a mettersi l'elmetto e scendere in trincea.
Ciò che faccio quotidianamente è combattere. Combattere non contro, ma per difendere: per difendere la cultura, per difendere le persone, per difendere le librerie (in particolare quelle indipendenti) che sono un patrimonio della gente. E alla fine, sono convinto, ce la faremo!