Ho sposato mia suocera - Recensione
La vita di coppia, si sa, deve fare i conti con Il Male: La suocera. Che tu sia maschio o femmina poco importa. Lo status di genero/a costringe all'eterna lotta contro questa figura ancestrale, tremenda, che s'intrufola nella serenità coniugale nel tentativo di rovinarla.
Ho sposato mia suocera di Stefano Grimaldi (pseudonimo sotto il quale si cela l'autore, forse per paura di ritorsioni) è un calembour di aneddoti che raccontano le vicissitudini di un uomo in guerra.
Peccato che il titolo Sottomissione fosse già occupato dal capolavoro di Houellebecq, sarebbe stato perfetto per sintetizzare la condizione della voce narrante.
Stefano sciorina episodi emblematici, raccontando (con buone dosi di ironia) le aberrazioni di sua suocera che è un po' tutte le suocere.
Una donna chic, spocchiosa, ingombrante, narcisista, tediosa e che soffre della sindrome da abbandono del nido materno da parte della figlia Clara. Non fa altro che intromettersi, facendo pesare la sua presenza e le sue opinioni, talmente pedanti da diventare influenti pur di non scadere in polemiche. A farne le spese è soprattutto Stefano che ingaggia una continua guerra (psicologica e non) con la Suocera, fatta di appostamenti tattici con l'auto davanti al cancello, consigli per gli acquisti, parallelismi con uomini del passato, cambiamenti d'arredo, pellicce da alloggiare in caveau e molto altro. Robe che nella normalità farebbero correre un marito dall'avvocato divorzista in quattro e quattr'otto (e la consorte accetterebbe la separazione per giustificato motivo oggettivo). In Ho sposato mia suocera, però, non succede. Stefano sopporta. Ha un atteggiamento passivo, da finto sconfitto, arreso. Ma è vittima e carnefice allo stesso tempo: le rivincite, seppur piccole, vanno prese. In alcuni casi, devo dire, l'accidia del genero infastidisce. Ti domandi semplicemente: “Perchè non ficchi la testa sul grill acceso a quella Str@@@a?”. Poi, però, rifletti. Già, tra le risate rimane un pizzico di amaro in bocca. La Suocera è un'arpia che, a tratti, intenerisce. Una solitudine che si confronta con la brutalità dello sfiorire. Una reazione alla decadenza. Il suo controllo ostinato, l'occupazione abusiva del suolo coniugale sono forme con cui tenta di rallentare il processo d'invecchiamento. Volendolo leggere in maniera profonda (forse sbagliando, non è probabilmente l'intenzione del libro) Ho sposato mia suocera è un esempio esasperato di altruismo, di un uomo che per amore alza le mani alla prevaricazione e che risponde solo quando è troppo. E si sfoga.
Avevo aspettative contrastanti da questo libro. Da un lato mi incuriosiva: conosco il buon lavoro di Las Vegas, editore che non ha mai deluso. Dall'altro il tema è davvero sdoganato: indagini sul rapporto genero/suocera risalgono alla notte dei tempi (si dice che Azura, sposa di Seth, costruì un rettilario a casa per accogliere una marea di serpenti così da tener lontana la suocera Eva).
Mi sono dovuto ricredere sull'originalità. L'idea di ripercorrere episodi di vita vissuta (o presunti tali) è abbastanza banale, ma è la maniera in cui Grimaldi li racconta a far diventare Ho sposato mia suocera veramente godibile.
In alcune pagine mi pareva di essere protagonista di un celebre sketch di Mr. Bean. Rowan Atkinson condivide il posto in treno con un signore che si scompiscia leggendo un libro. Ecco, a me è accaduta la stessa cosa. Ci sono paragrafi esilaranti e con la giusta dose di cattiveria che mi hanno fatto ridere molto.
Insomma, una lettura snella, divertente e dissacrante, consigliata per chi vuole passare qualche ora ridendo o per chi vorrebbe trasformare la propria suocera in una nuova Giovanna D'Arco. Generi (e genere) del mondo: non siete più soli!
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