0 - Introduzione
Mi chiamo Mattia Tasso e faccio il lavoro dei miei sogni nel pieno della crisi peggiore di tutti i tempi. Certo, quest'affermazione può sembrare altisonante. Un po' come se dicessi che ho cucinato dei sofficini alla pizzaiola per Joe Bastianich e li abbia trovati squisiti!
Ma è la verità: il mio lavoro è ciò che ho sempre desiderato.
Ho un negozio di libri che si chiama Pascal, scrivo, mi occupo di molte cose che hanno a che fare con la letteratura, che è da sempre la mia più grande passione.
Non mi piace definire la libreria un “negozio”. Ho messo in piedi un “luogo” dove si vendono libri, si sta assieme, si promuove cultura, ci si siede, si prende il proprio tempo e tante altre belle cose. In più non mi fermo all'umile mansione di libraio: ho una vita piena di attività che hanno a che fare con le parole, l'editoria, la cultura. Sono convinto che la crisi offra una grande libertà: se hai un'idea in cui credi, puoi sentirti libero di provare. E non è cosa da poco!
La mia, probabilmente, è una storia come tante. Certamente non come tutte. Vale la pena raccontarla? Forse.
Il motivo è semplice: la speranza.
Questo è un paese martoriato di cattive notizie: non c'è lavoro, non c'è futuro, non ci sono possibilità, i cervelli buoni in fuga e quelli cattivi appiccicati all'Italia come l'attack sui polpastrelli; gli imprenditori hanno la cera di Nosferatu, pallidi, malnutriti, stanno svegli la notte con gli incubi delle cartelle esattoriali e, durante il giorno, versano in stato catatonico fissando la cifra spaventosamente negativa sull'home banking.
Sembra quasi una chimera che un ragazzo di 26 anni (oggi 27) riesca a realizzarsi, a costruire qualcosa in questo momento storico. E invece...
Ecco, e invece io (pur in mezzo a mille difficoltà) ci sono riuscito. Non perché sia speciale, affatto. Perché ho avuto la fortuna (e qualche merito) di “ricostruire la storia”, “unire i pezzi”, “fare tesoro dell'esperienza” e soprattutto leggere la realtà.
Tutto oro quel che luccica? Per niente. Non è facile. Gli imprevisti, i problemi, le ansie, le paure ci sono, ci sono state e ci saranno (ahimè). Però ho costruito un piccolo successo che desidero condividere perché la speranza, sì proprio lei, non muoia mai. Tenendo presente che una realizzazione, per quel che ho imparato, passa inesorabilmente attraverso dei fallimenti.
Quella che seguirà è la storia tragicomica di me medesimo, Mattia Tasso, che ha deciso di occuparsi di libri in un paese che li ha dimenticati.