Madri, Comunque - Recensione
Da donne, forse, si è convinte di conoscere la maternità. Vuoi per "istinto primordiale"; vuoi perché mamme lo si è già; vuoi perché il mondo è tessuto di relazioni ed è normale riconoscersi, paragonarsi e appartenere; vuoi perché la parola "mamma" e la parola "donna" costituiscono un binomio naturale imprescindibile. Non è pretenziosità, affatto. É una sensazione, un adagio. É, alle volte, un retaggio. C'è una sorta di duplice illusione nei confronti della maternità: che sia normale; che sia idilliaca. Un passaggio obbligato, fiabesco. Ma, probabilmente, è solo un pregiudizio.
"Madri, Comunque" della bravissima Serena Marchi scardina (almeno un po'), in maniera quasi socratica, la certezza femminile del sapere. Generare figli, quello che lo precede e ne consegue, non è più stereotipo. Il libro raccoglie 29 testimonianze di donne che parlano di maternità: si raccontano, riflettono, si sfogano. Ci sono madri surrogate, quelle che figli non li vogliono avere oppure che hanno rinunciato alla propria vita per loro, mamme manager, ricercatrici sulla fecondazione assistita, madri in affido, donne che hanno abortito... Un'esplorazione complessa in un territorio che pochi si sono azzardati a visitare così (o nessuno). Mamme dentro una contemporaneità con tutte le sue sfaccettature, i problemi, le questioni morali in evoluzione e i cambiamenti dei rapporti. Il risultato dell'autrice è, anzitutto, mostrare che la madre è multiforme. Ogni persona raccoglie una storia diversa (d'altronde siamo le storie che raccontiamo), con un proprio punto di vista e una particolare reazione. "Madri, Comunque" è un contenitore di frammenti che possono essere letti singolarmente ma che è meglio considerare insieme. Una straordinaria panoramica del "dare alla luce", per certi aspetti cruda (e crudele). Scorrendo le pagine, di testimonianza in testimonianza, il puzzle viene ricomposto e ci si accorge della dimensione variegata e affatto univoca della maternità. A dimostrazione del fatto che madre non è una cosa sola. Ogni mamma è mamma a modo suo, con la sua dignità e la propria considerazione.
L'autrice è capace di mantenere le distanze. Riporta senza aggiungere opinioni. Erge un confine dovuto: il limite dei fatti e della libertà della vita. Il libro è a metà tra un'inchiesta e uno scritto realista: ha una natura giornalistica (tam quam la Marchi) pur parlando di un fenomeno spesso associato al miracolo e al romanticismo. Per questo la maternità non è un fatto da ridurre a mero reportage. É qualcosa di più: di più intimo, di più misterioso. Ergo, non si può parlare di madri senza lasciarsi abbandonare, di tanto in tanto, a qualche visione o ispirazione, componenti insite nel ruolo (molto evocative, per esempio, le storia di una mamma lesbica o della ricercatrice che vede "nascere" in vitreo).
Può "Madri, Comunque" interessare anche agli uomini? La risposta è sì, esattamente come ha fatto con me. Si parla pure di padri, ma non solo per questo vale la pena che i maschi lo leggano.
Ci si rende conto di quanto sia pregiudizievole l'idea che si ha della maternità e di quanto, molte volte, le donne ne soffrano. "Sei completa solo se hai figli" suona come leit-motiv, ricorrendo in tantissimi capitoli; la certezza che essere incinta e partorire sia talmente bello da doverli vivere a cuor leggero piuttosto che come motivo d'ansia e paura; la supponenza di credere alle favole, che mamma ci si senta per forza escludendo le singolarità. Insomma, un'escursione anti-luoghi comuni che agli uomini può fare solo che bene.
Un libro consigliato a tutti: intelligente, completo, interessante.
"Madri, Comunque" indaga il cardine della vita e le sue protagoniste, "Madri magari non perfette, madri senza patente ma madri, comunque."
Mercoledì 29 Aprile 2015 Serena sarà ospite alla libreria Pascal di Legnago (VR).