Stalin + Bianca - Recensione

 

 

Metto avanti le mani e chiarisco subito un concetto: a me Stalin + Bianca (Tunué) è piaciuto tantissimo.

Quindi perdonerete una vena polemica se mi chiedo come il lavoro di Barison possa essere stato escluso dalla dozzina finalista del Premio Strega 2015 (facevo spudoratamente il tifo per lui). Ma si sa, De gustibus non disputandum est, quindi freno le domande, limitandomi a parlare di un libro che va letto semplicemente perché lo merita.

 

Stalin + Bianca è, prima di tutto, un grido. Un grido della generazione post G8 di Genova, della gioventù dagli ideali persi (o forse mai conosciuti) e della disillusione. Quello che Barison offre al lettore è lo spaccato di un'epoca sconfitta, nella quale i ragazzi, coloro che rappresentano il futuro, non hanno più niente in cui credere e combattere. Come se quel 2001, l'anno in cui è accaduto della Diaz, di Giuliani, delle Torri Gemelle, fosse il cronometro fermo della speranza, la dogana che ha bloccato la voglia di aggrapparsi a principi autodeterminati, la bandiera bianca al cambiamento. Ed è tenero che l'autore racconti di due giovani, ognuno problematico per motivi diversi, che tentano di recuperare un significato nella propria storia unica e condivisa, che cercano (a tratti disperatamente) di costruire un sentimento e una vita.

 

Stalin è un diciottenne che soffre di attacchi d'ira mentre Bianca è cieca. La loro relazione si confonde tra l'amore platonico e la necessità di avere accanto qualcuno. Non sono complementari ma lo diventano senza riuscirci, sforzandosi. Il Noi diviene un dualismo con cui credono (erroneamente) di poter superare le avversità e cambiare i destini. Dopo un incidente, la coppia decide di fuggire in un viaggio che ha le tinte aleatorie del miglior Kerouac, con tratti che ricordano il surrealismo crudele di Michuax. Ma Barison descrive la realtà, non un universo inventato, edulcorata da personaggi al limite, luoghi che sono non luoghi (motel, quartieri popolari, garage), situazione estemporanee (riflessioni profonde di fronte una televendita, opossum tenuti da animali domestici). Non c'è redenzione, non c'è lieto fine. Nulla di tutto ciò perché si parla di sconfitti, di deboli, di perdenti. Lo sono sia Stalin che Bianca. Lo sono le figure che incrociano nel loro peregrinare. A simboleggiare un panorama arrendevole e vuoto.

Stalin + Bianca è contrastante: i protagonisti percepiscono un mondo piatto, incolore, inerte, dove tutto è sullo stesso piano e niente ha poi così rilevanza, seppur si tenti una ripresa commovente di valori. L'opposizione viene resa coerentemente dalla forma narrativa paratattica, inizialmente stridente, poi apprezzabile via via che si prende confidenza col libro.

 

Barison non è solo bravo a scrivere. Il suo lavoro è zeppo di riferimenti al cinema e alla letteratura. Un esempio è il chiaro richiamo al Carver di Una cosa piccola ma buona, solo che in questo caso la torta non diviene oggetto di perdono e comprensione ma di astio.

Pure nelle immagini e nei significati indiretti Stalin + Bianca è un libro profondo.

Stalin, appassionato di cinema, sogna di diventare un regista. Riprende scene di vita vissuta, per poi montarle in un progetto di film sperimentale che mostri il qui e ora (perché, come dice lo stesso protagonista: “Il presente è l'unica certezza che abbiamo”). Filtra l'esterno con la telecamera, compie un atto di libertà. Decide cosa sia rilevante e cosa no, cosa valga la pena di guardare e cosa, invece, possa essere dimenticato. La verità è che il ragazzo non ha un metodo, non ha crismi di valutazione precisi. Procede per sensazioni e ispirazioni, alla ricerca di una realtà apprezzabile, valevole, perché esso stesso non riesce ad assegnare importanza a ciò che gli sta attorno, se non a Bianca. Si aggrappa, appunto, al presente: ancora di sicurezza, solo orizzonte temporale in cui è capace di stare. La sua passione è ricerca di senso. Lei, dal canto suo, non può vedere quello che fa Stalin, non può esserne partecipe. La sua cecità rappresenta un limite oggettivo alla completezza della coppia e, quindi, al possibile miglioramento. La trascendenza scompare per fare i conti (continuamente) con la durezza del mondo.

 

Per concludere, credo che Stalin + Bianca sia uno dei migliori esempi della narrativa contemporanea italiana. Un plauso a Iacopo Barison e a Tunué per aver prodotto un libro così intenso e importante. Non sto dicendo che sia un titolo facile, anzi. Ma, certamente, siamo di fronte a un'opera che ha le caratteristiche perché diventi memorabile. Leggetelo e farete un favore a voi stessi.

 

IL LIBRO

 

NON HAI ANCORA LETTO "LA GENERAZIONE DOPO - STORIA TRAGICOMICA DI UN RAGAZZO CHE HA APERTO UNA LIBRERIA"? RIMEDIA SUBITO ED ESEGUI IL DOWNLOAD GRATUITO DELL'EBOOK QUI

 

 

 

Crea un sito web gratis Webnode